Intolleranze alimentari: quali test posso fare e quali sono i migliori

Intolleranze alimentari: quali test posso fare?

Intolleranze alimentari e allergie

Le intolleranze alimentari, differentemente dalle allergie, sono reazioni avverse aspecifiche messe in atto dall’organismo in risposta all’assunzione di un alimento non tollerato sotto il profilo metabolico.

Cosa significa che la reazione all’alimento è aspecifica?

Innanzitutto non esiste una quantità di cibo precisa che va ingerita prima di innescare i sintomi di malessere avvertiti dal paziente. Inoltre, lo stesso paziente può accusare sintomi diversi durante due distinti episodi in cui assume l’alimento non tollerato.

E allora come si può diagnosticare in maniera sicura un’intolleranza alimentare?

La risposta più semplice è che è necessario provare ad escludere dalla dieta l’alimento o il gruppo di alimenti a cui si pensa di essere intolleranti. In questo periodo, della durata in genere di alcune settimane, è sempre consigliato essere seguiti da un medico competente e, possibilmente, tenere un diario alimentare in modo da facilitare il compito di tutti i soggetti coinvolti e aumentare l’efficacia del tutto per individuare l’intolleranza alimentare o sospetta tale.

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Esistono test scientifici validi per confermare un’intolleranza alimentare?

La diagnosi di intolleranza alimentare può essere lunga e richiedere l’esecuzione di test validati dal punto di vista scientifico.
I test di primo livello sono raccomandati per escludere che la sintomatologia, che può essere spesso sfumata, nasconda in realtà un’allergia all’alimento o ad alcune sue componenti. L’allergia è una reazione mediata dal sistema immunitario in risposta ad un allergene cioè ad una sostanza che può essere contenuta negli alimenti così come in alcune componenti presenti nell’aria (pollini, acari della polvere, metalli). Diversamente dall’intolleranza alimentare, un’allergia è una reazione del tipo ‘tutto o nulla’, ovvero è sufficiente l’esposizione a una minima quantità di allergene per scatenare un’insieme di manifestazioni che possono risultare anche molto pericolose per la salute. Queste manifestazioni tuttavia variano molto da paziente a paziente e possono manifestarsi ad esempio sotto forma di episodi di rinite, con la comparsa di arrossamento ed eritema con o senza prurito, disturbi gastrointestinali, fino a più pericolose manifestazioni respiratorie (es. edema della glottide, reazioni asmatiformi gravi, shock anafilattico non IgE mediato).
I test di secondo livello sono raccomandati sulla base dei risultati dei test di primo livello per confermare un sospetto diagnostico di intolleranza alimentare. Un esempio di questi test è rappresentato dai breath test o ‘test respiratori’, utilizzati come gold standard per valutare l’intolleranza ad alcuni zuccheri assorbibili come il lattosio, glucosio e fruttosio e zuccheri non assorbibili come lattulosio e xilosio.

Esistono test alternativi altrettanto validi per valutare un’intolleranza alimentare?

Sempre più spesso si trovano in commercio diversi tipi di test alternativi per documentare un’intolleranza ad uno o più alimenti. Tutti questi test, che verranno esposti in seguito non sono supportati da evidenze scientifiche né vengono raccomandati dalle società scientifiche internazionali.

I più famosi test alternativi comprendono:

  1. Test muscolare: secondo chi pratica questo test si potrebbe dimostrare una riduzione della forza e del tono muscolare in risposta al solo contatto con l’alimento ‘incriminato’. Questo test effettuato in persone con diagnosi conclamata di allergia ad un determinato alimento non ha dimostrato alcun cambiamento muscolare al contatto con l’alimento in questione.
  2. Test che misurano la citotossicità degli alimenti: questi test vengono condotti valutando il cambiamento di morfologia dei globuli bianchi in un campione ematico del paziente al contatto con estratti dell’alimento indiziato. Anche questi test sono fallimentari. Non esistono infatti modificazioni nei globuli bianchi che possano essere visibili al microscopio ottico e che contemporaneamente possano essere correlabili all’esposizione agli alimenti.
  3. Vega test: questi test misurano la differenza nella conduttività del nostro corpo quando questo viene inserito in un circuito a contatto con un alimento da saggiare. Sono tra i primi test alternativi creati per valutare le intolleranze alimentari. Non è mai stato provato il loro valore scientifico poiché i risultati sono fortemente influenzati dalla soggettività del tecnico che effettua la misurazione e dalla possibilità di testare solo alimenti semplici.

I principali problemi riconducibili a questi test sono legati alla mancanza di criteri oggettivi su cui basare le osservazioni e ottenere i risultati e sulla difficoltà a testare alimenti sempre più complessi e con sempre più additivi.
Rimane quindi importante sottolineare come il percorso per arrivare a confermare di soffrire di un’intolleranza alimentare richieda il contatto, la collaborazione e la stretta fiducia nella figura del medico, che più di tutti saprà guidare il paziente verso una corretta diagnosi e l’attuazione delle migliori strategie per vivere in salute e senza privazioni che non siano necessarie.

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Autore: Sofia Bronzato

Nata a Verona, dopo alcuni anni mi trasferisco a Milano dove compio il mio percorso di studi. Laureata in Medicina all'Università Vita-Salute San Raffaele con il massimo dei voti, decido di fare di quella che è sempre stata la mia passione per l'alimentazione e la medicina estetica anche il mio lavoro e per questo frequento la prestigiosa scuola Agorà.

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