Spesso ci capita di leggere lamentele in merito alla presenza non documentata di lattosio all’interno degli alimenti. Questo comportamento non etico da parte dei produttori spesso ci causa problemi in quanto andiamo a soffrire di tutto i sintomi dell’intolleranza al lattosio manifestati anche dopo non averlo (ipoteticamente) assunto.
Se indaghiamo meglio, la maggior parte delle volte ci rendiamo conto che in realtà abbiamo assunto cibi contenenti lattosio, anche se le etichette riportano la dicitura “senza lattosio“. Perchè questo?
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In Italia esistono delle leggi che consentono ai produttori di alimenti di esporre determinate diciture come: “Senza Lattosio” anche se un certo alimento lo contiene comunque.
Di recente, c’è stata una revisione che ha consentito all’Italia di adeguarsi alla normativa europea in materia. A dire il vero, questa normativa ci pare andare contro a quella che è la nostra salute.
Vediamo meglio cosa dice la normativa: i prodotti sono divisi in tre categorie:
- SENZA LATTOSIO;
- A RIDOTTO CONTENUTO DI LATTOSIO;
- NATURALMENTE DI LATTOSIO.
La normativa afferma quanto segue:
Senza Lattosio
Nei prodotti notificati come ADAP presenti sul mercato tale indicazione viene usualmente impiegata per latti e prodotti lattiero – caseari a partire da un tenore di lattosio inferiore a 0,1 g/100 g o ml. Vi sono comunque alcuni prodotti che impiegano la stessa indicazione “senza lattosio” con una soglia più bassa, inferiore a 0,01 g per 100 g o ml.
A ridotto contenuto di lattosio
Questa indicazione viene utilizzata per i vari tipi di latte e latte fermentati per i quali l’indicazione di una riduzione parziale si giustifica perché il grado di intolleranza varia considerevolmente a livello individuale e non sempre impone una restrizione drastica. In altre parole, le varie tipologia di latte e latte fermentati possono soddisfare le diverse esigenze, anche in termini di gusto. Nei prodotti sul mercato tale indicazione viene usata quando il tenore residuo del disaccaride è inferiore a 0,5 g per 100 g o ml.
Data la situazione esistente, considerato anche il parere EFSA del 2010 e quello della commissione unica sulla dietetica e la nutrizione del 12 giugno 2015, l’indicazione “senza lattosio” può essere impiegata per tipi di latte e prodotti lattiero – caseari con un residuo di lattosio inferiore a 0,1 g per 100 g o ml, in attesa che la questione venga armonizzata a livello europeo.
Per utilizzare la predetta indicazione i prodotti in questione devono riportare l’informazione in etichetta sulla specifica soglia residua di lattosio con modalità del tipo “meno di..”. La soglia indicata deve risultare comunque inferiore a 0,1 g per 100 g o 100 ml.
Solo per diversi tipi di latte e latte fermentati può essere impiegata l’indicazione “a ridotto contenuto di lattosio” se il residuo del disaccaride è inferiore a 0,5 g per 100 g o ml. Sulle etichette di tali prodotti va riportato che il tenore di lattosio è “meno di 0,5 g per 100 g o ml”.
Per fornire una informazione precisa ai consumatori sui contenuti dei prodotti delattosati, va riportata in etichetta anche una indicazione del tipo “Il prodotto contiene glucosio e galattosio in conseguenza della scissione del lattosio”.
Naturalmente privo di lattosio
Per alimenti non contenenti ingredienti lattei tale indicazione deve risultare conforme alle condizioni previste dall’articolo 7 del regolamento (UE) 1169/2011
Cosa possiamo fare, quindi, se soffriamo di una intolleranza elevata e non riusciamo a tollerare i prodotti con un contenuto di lattosio inferiore allo 0,1%?
A detta del ministero, se stiamo male la colpa non è del lattosio!
Sarà, ma non può essere un caso che la maggior parte di noi intolleranti non riesce a mangiare determinati prodotti!
Reputiamo che quanto fino ad oggi fatto dal ministero non tuteli minimamente noi intolleranti e troviamo quanto fino ad oggi fatto altamente superficiale.
Per ulteriori aggiornamenti ecco la normativa del ministero della salute.